Andreco, Giorgio Andreotta Calò, Joseph Beuys, Daniel Beerstecher, Ellie Berry, Ruben Brulat, Manuele Cerutti, Stefano Comensoli_Nicolò Colciago, Hamish Fulton, Bepi Ghiotti, Michael Höpfner, Jan Hostettler, Richard Long, Claudia Losi, Linda Jasmin Mayer, Luana Perilli, Ramona Ponzini, Laura Pugno, Francoise Vanneraud
A cura di Andrea Lerda
Con Hamish Fulton e Michael Höpfner in qualità di mentori del progetto
La mostra Walking Mountains conclude questo percorso di esplorazione lungo un anno, realizzato nell’ambito del Programma Sostenibilità che il Museo Nazionale della Montagna di Torino propone dal 2018.
Camminare è un gesto profondamente legato all’evoluzione della specie umana. Da Orrorin tugenensis, il nostro antenato più antico che 5,8 milioni di anni fa mosse i primi passi sulla Terra, a Neil Armstrong, che il 20 luglio del 1969 appoggiò i piedi sul suolo lunare, fino alle marce degli attivisti che reclamano attenzione in favore dell’emergenza climatica in corso, il cammino testimonia il nostro grado di appropriazione del mondo e la qualità della relazione che stabiliamo con esso.
Un’indagine avviata a novembre 2023 con l’esposizione Stay with Me. La montagna come spazio di risonanza e sviluppata nel corso dei mesi attraverso un programma diffuso e multidisciplinare dal titolo Stay with Me. A Whole Growing Exhibition.
La mostra, che non è concepita come un’esposizione sulla Walking Art, né ha l’intenzione di proporre una panoramica completa e di tipo storico, indaga l’esperienza del cammino come occasione per immergersi nei contesti montani e per ripensare il nostro modo di stare-in-contatto con il mondo.
In Walking Mountains l’attraversamento della montagna diventa occasione per un dialogo inedito con l’alterità, con la dimensione biotica e abiotica; strumento per un’evoluzione del sentire; esperienza di rinnovamento della coscienza individuale e collettiva; occasione per riconoscere che il genere umano è parte non indispensabile di un tutto; atto radicale − intimo e politico al tempo stesso − di disubbidienza e rivoluzione.
Il corpo che si muove nello spazio – che non ha obiettivi di performance e non è quello di un flâneur – è inteso come gesto di mutazione e di apertura verso l’altro. Nell’attraversamento, un atteggiamento di attenzione e consapevolezza può produrre un sentimento di apertura verso una nuova etica del reincanto globale. Silenzio, ignoto e percettività sono elementi fondamentali per l’incontro, per dare forma a un processo di autoliberazione dai condizionamenti del sistema, per un esercizio di immaginazione, scoperta e autoformazione.
In mostra venti artiste e artisti – le cui ricerche sono mosse dalla consapevolezza che il cammino possa rappresentare un gesto rivitalizzante e sovversivo – presentano le loro opere in dialogo con quelle di artisti storici come Richard Long e Joseph Beuys.
Il progetto rende omaggio a Hamish Fulton, fondatore negli anni Settanta della Walking Art, artista che da sempre dichiara il legame inscindibile tra cammino e arte, contribuendo alla condivisione di messaggi, ideali e opere che ci sollecitano alla lotta per un mondo migliore.
Il suo pensiero, storicamente vicino ai principi dell’Ecologia Profonda e distante dal materialismo della Land Art, ha avviato un processo di ampliamento dei concetti di arte e artista. Ancora oggi, la sua pratica si pone come una tra le più radicali e in grado di dare risposte alle complessità che l’umanità è chiamata ad affrontare.
La mostra è affiancata da un palinsesto di performance pubbliche che prenderà forma da novembre 2024 a giugno 2025.
L’esposizione si amplia con un nucleo di opere esposte presso il centro Lou Pourtou a Ostana (Cuneo), con il quale si è inoltre sviluppato un programma di attività educative in forma congiunta e diffusa nelle due sedi, grazie alla collaborazione con l’associazione Viso a Viso.