SIN

 

SIN è un'indagine visiva sul paesaggio industriale italiano che, nei primi anni del '900, fu fortemente segnato dall’attività umana. L'Istituto Superiore di Sanità sostiene che in Italia ci sono 12.482 aree potenzialmente contaminate in attesa di bonifica, di cui 45 altamente inquinate. Nel 1997, a causa della loro precarietà, il decreto Ronchi ha stabilito di distinguerli e dichiararli “Siti di Interesse Nazionale” (SIN).

 

Il progetto riguarda tre SIN del centro Italia: Bussi sul Tirino-Piano d'Orta (Abruzzo), Terni-Papigno (Umbria), Orbetello (Toscana). Questi siti, sebbene situati in regioni diverse, presentano delle somiglianze. In tutti spiccano aree naturalistiche e turistiche nelle vicinanze: Parco Naturale del Gran Sasso, Cascata delle Marmore e Monte Argentario. Il nodo fondamentale che lega queste zone è però la tipologia di inquinamento: emergono ex stabilimenti dell'azienda mineraria e chimica di Montecatini (1888-1966), poli chimici attivi o dismessi, amianto in stato polverulento che ne impedisce la bonifica ed enormi discariche che sorgono nelle valli o stazionano sotto le case dei cittadini.

 

Il lavoro si articola anche come ricerca storica, svolta per analizzare le differenze tra passato e presente, e mappatura geografica, tramite cui è possibile visualizzare maggiormente l’alterazione del paesaggio. Questi luoghi hanno vissuto le glorie industriali promesse dalla Montecatini, che oggi lascia delle carcasse sulle spalle del territorio ormai inglobato nella natura.

 

 

 

 

 

Andrea Lerda in dialogo con Matteo Capone

 

AL

Matteo, partirei con il domandarti da dove nasce questo progetto e l’attenzione verso il tema che tratta.

 

MC

SIN nasce nel 2020 come tesi di laurea in Fotografia (culminata successivamente in un libro e pubblicata in diverse mostre e magazine) presso l’Istituto Europeo di Design (IED) di Roma. Dopo quasi tre anni di studi ho cercato di riassumere in un unico progetto quello che avevo imparato, ciò che mi ha incuriosito e affascinato. Ricordo di aver scritto un saggio nel quale argomentavo il mio lavoro anche attraverso le fonti che mi avevano ispirato. Infatti, nella ricerca iconografica ero venuto a conoscenza di “Monsanto: Une Enquete Photographique” di Mathieu Asselin e “American Power” di Mitch Epstein, due lavori simili ma al tempo stesso diversi, che sono stati fondamentali per la mia indagine. Ho quindi deciso di realizzare una serie che toccava tematiche legate al territorio, all’ambiente, all’inquinamento, sia per mettermi alla prova, sia per capire in prima persona cosa significava costruire un racconto fotografico tra discariche e industrie inquinanti.

 

L’interesse nei confronti dell’ambiente, ossia di un luogo in cui emergono delle relazioni tra il territorio e l’attività umana, nasce dal bisogno di rallentare, soffermarsi e immergersi in contesti che riempiono un senso di vuoto e inadeguatezza personale. Sono nato e sto crescendo in un periodo storico complicato, dove l’emergenza climatica crea soprattutto nei giovani un senso di ansia con cui si è costretti a convivere. La mia generazione è piuttosto attiva sul fronte dei temi ambientali e io, in quanto fotografo, sento il dovere e la voglia di dare un contributo.

 

 

 

 

AL

L’alterazione del paesaggio, con risvolti di tipo estetico e ambientale, ha una ripercussione sul piano emotivo di chi lo abita. Il paesaggio ha a che fare con il bello e il bello ha a che fare con il benessere fisico ed emotivo delle persone. Il geografo Yu-Fu Tuan parla di “topofilia” per descrivere un sentimento di connessione emotiva (dell’essere umano) verso i luoghi inanimati. Glen Albrech ha recentemente coniato il termine “solastalgia” per descrivere quella particolare condizione emotiva che le persone vivono, nel momento in cui il loro habitat viene irrimediabilmente alterato da eventi estremi generati dall’emergenza climatica.
Credo che, in qualche misura, queste due parole abbiano a che vedere con il tuo progetto. Le immagini di SIN si concentrano sul paesaggio naturale - alterato - ma è evidente come dentro a queste immagini si nascondano vite, persone, storie ed emozioni.

 

MC

Le immagini si soffermano principalmente sul territorio, su ciò che resta e su ciò che non si vede. Le persone e gli abitanti di questi luoghi fanno parte del progetto ma emergono indirettamente. A volte con delle fotografie di archivio, a volte molto piccole all’interno del paesaggio e altre sotto forma di abitazioni.
L’utilizzo di immagini storiche, per esempio, mi ha permesso di inserire i dipendenti della Montecatini di Orbetello, ormai quasi tutti deceduti per motivi di salute e vecchiaia, mentre posano fieramente davanti ai cancelli dell’azienda. Le poche foto in cui spiccano le persone sono pensate sia per far capire che queste zone sono abitate sia per sottolineare le dimensioni invadenti delle industrie. Le palazzine sono invece dei veri e propri ritratti di chi abita a pochi passi dalle discariche o di fronte a stabilimenti attivi e dismessi. Le strade di Orbetello Scalo sono tutte chiamate con nomi e cognomi di chi è deceduto per cause industriali. Quando mi è stato raccontato questo fatto ho provato un qualcosa che è difficile da spiegare a parole: forse per un momento mi sono “connesso emotivamente” a chi vive questi luoghi tutti i giorni.

 

 

Per tutte le immagini courtesy l'artista.

 

 

Questa news è stata pubblicata nell'ambito delle proposte che giungono a Platform Green. Per maggiori informazioni in merito alla procedura di invio del tuo progetto o lavoro, vai alla sezione 'Contatti' o 'Chi siamo'.