Trans-padiglioni e un capitolo tutto dedicato alla Terra
“L’arte è viva e occorre considerare anche l’arte per se stessa, per quello che apporta nella nostra vita quotidiana”.
Anna Halptin, Planetary Dance, 1981-2017, performance filmata da John e Marguerite Veltri, video, colore, suono, 4’19’’. Courtesy: La Biennale di Venezia
Nasce da queste parole della curatrice e direttrice Christine Macel l’ultima edizione della Biennale di Venezia.
Ciò che appare evidente, visitando la mostra allestita negli spazi dell’Arsenale, è che l’arte non è un semplice strumento di propaganda estetica o un prodotto economico pensato per ricchi collezionisti, piuttosto, uno strumento che possiede ancora il potere di veicolare messaggi di ampio respiro e in grado di dialogare con il pubblico.
“Senza l’arte non si può reinventare il mondo, non si può immaginare il mondo di domani. Il ruolo degli artisti è anche quello di trasformare la realtà grazie all’arte...L’arte è un modo per riconciliarsi con se stessi. Ti permette di esperire la realtà in maniera globale: c’è il pensiero, c’è l’esperienza fisica, c’è l’emozione... E l’emozione ti dà da pensare, creando un loop. L’arte destabilizza e ci si deve avvicinare considerando anche le proprie emozioni, quel che si sente di fronte ad essa, e poi sviluppare il confronto razionale.” (C.M.)
In ordine: Anna Halptin, Planetary Dance, 1981-2017, performance filmata da John e Marguerite Veltri, video, colore, suono, 4’19’’; Antoni Miralda, Joan Rabascall, Dorothée Selz, Edible Performance, 2017, Performance, edible installation. Courtesy La Biennale di Venezia
Forte dell’esperienza maturata al Centre Pompidou di Parigi, Christine Macel mette al centro della sua curatela il ruolo “pedagogico” dell’arte e l’interazione con gli spettatori, proponendo artisti e opere pensate per arrivare ad un pubblico ampio al quale l’idea curatoriale propone contenuti e messaggi di grande respiro.
Il percorso si articola in nove “Trans-padiglioni” che si susseguono nei suggestivi spazi dell’arsenale: Il Padiglione degli Artisti e dei Libri, quello dell Gioie e delle Paura; il Padiglione dello Spazio Comune, delle Tradizioni e degli Sciamani; il Padiglione Dionisiaco, dei Colori e il Padiglione del Tempo e dell’Infinito. Ma ciò che ci ha incuriosito maggiormente è evidentemente il Padiglione della Terra, al quale Platform Green dedica un’attenzione particolare.
Il Padiglione della Terra riunisce allo stesso tempo utopie, constatazioni e sogni intorno all’ambiente, al pianeta e al mondo animale. Una raccolta ampia e affascinante che propone ricerca di artisti più e meno noti la cui ricerca è accomunata da un fil rouge che emerge in maniera forte e chiara: dalle utopie comunitarie alle risonanze ecologiche ed esoteriche degli anni Settanta, dalle riflessioni attuali sulle relazioni dell’ambiente con le strategie del mondo capitalista, passando per le finzioni individuali, mettendo in luce al contempo sia una certa malinconia sia una profonda gioia.
Marcos Avila Forero presenta il video Atrato (2014) il cui titolo nasce dall’omonimo fiume colombiano: una delle vie del commercio e delle migrazioni prima di diventare la colonna portante del conflitto armato in quelle terre. L’artista dialoga con le comunità che vivono lungo questo fiume, in lotta per la sopravvivenza delle proprie tradizioni, e filma “azioni rituali” ad opera di uomini e donne intenti a “suonare l’acqua”. Un gesto di ribellione, volto a recuperare il legame con le radici perdute.
In order: Marcos Avila Forero, Atrato, 2014, HD video, color, sound, 13’52’’; Julian Charriere, Future Fossil Spaces, 2017, salt from Salar de Uyuni, lithium-brine in acrylic containers, dimensions variable; SHIMABUKU, Various works, 2007-2016 , mixed materials. 57th International Art Exhibition - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva. Courtesy: La Biennale di Venezia
Julian Charrière propone una riflessione sulla cosiddetta “era dell’antropocene” con una suggestiva installazione che porta avanti le sue ricerche sul litio, chiamato anche “oro bianco. Il giapponese Shimabuku espone The Snow Monkeys of Texas - Do Snow Monkeys remember mountains? (2016). Nel video, l’incontro di un gruppo di scimmie con un cumulo di neve, in un paesaggio arido, è l’epifania di una presenza incomprensibile, che desta curiosità perché fuori contesto, ma che va oltre lo shock cognitivo. Le scimmi della neve, trasferite dal Giappone al Texas nel 1972, hanno sviluppato un adattamento posto, ma cosa ne è stato della loro memoria?
Sono poi presenti le ricerca storiche di Maria Lai, Nicolas Garcia Uriburu, Bonnie Ora Sherk, Anna Halprin, Oho Group, Antoni Miralda, con Joan Rabascall, Dorothée Selz, Jaume Cifra e di altri artisti di indiscussa bravura.
In ordine: Michael Blazy, Collection de Chaussures, 2015-2017 scarpe, piante, terra, acqua, mixed media, 375 x 510 x 80 cm; Acqua Alta, 2017, fotocopie a colori da Instagram, acqua sgocciolata, 50 x 150 x 150 cm; Maria Lai, Legare collegare, Un filo di Maria Lai Real. Tonino Casula, 1981; 57th International Art Exhibition - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva. Courtesy: La Biennale di Venezia