Roxi Paine e Meg Webster a Villa Panza
Dopo la mostra al Filatoio di Caraglio (Orti del Paradiso. Capolavori d'arte dal XV al XXI secolo), quella presentata alla Galleria Civica di Trento (Nature. Arte ed ecologia), concludiamo questa breve panoramica sulle proposte culturali che i musei italiani hanno recentemente dedicato al tema della natura, con una mostra tutt'ora in corso presso la Villa e Collezione Panza a Varese.
Si tratta di Natura Naturans. Roxy Paine e Meg Webster (Opere dal 1982 al 2015), organizzata dal FAI – Fondo Ambiente Italiano.
In ordine: Roxy-Paine, Amanita Virosa Wall, 2001, foto Sergio Tenderini; Roxy-Paine, Amanita Virosa Wall, 2001, foto Sergio Tenderini; Meg Webster, Volume for Lying on Flat, 1989, foto Sergio Tenderini
Mai come oggi è attuale il tema di come l'uomo si relazioni a essa: madre o matrigna, entità che mettiamo in pericolo o pericolo che può anche ferirci? La sostenibilità dell'ambiente è resa sempre più difficile dall'intervento dell'uomo, che non sa rinunciare a modificarlo per migliorare la qualità della propria esistenza. È su questi problemi, che toccano anche la sfera della relazione uomo-cosmo, che si incentra la mostra Natura naturans: una doppia personale dedicata a due artisti americani di linguaggio e generazione diversi, che partono da punti di vista opposti. Li accomuna un'idea della natura come ciclo continuo di crescita e decadimento, come descritta dall'espressione del filosofo Baruch Spinoza che dà il titolo all'esposizione.
In ordine: Meg Webster, Stick spiral, 1986, foto Sergio Tenderini; Roxy Paine, Crop (Poppy-Field), 1997-1998, foto Sergio Tenderini
Roxy Paine lavora seguendo il principio dell'imitazione e della trasformazione, con materiali sintetici di provenienza industriale, colonizzando gli ambienti con opere che riproducono fedelmente fiori, piante e funghi. Meg Webster declina questa stessa tematica realizzando veri e propri monumenti dedicati alla terra, vista come sorgente instancabile di vita.
Ventotto grandi opere e installazioni, realizzate tra il 1982 e il 2015, sono ospitate lungo un percorso che si snoda tra gli spazi interni ed esterni della villa, cercando un armonioso equilibrio fra natura, architettura e opere della collezione permanente.