CE QUE TU ES
Fotografare significa letteralmente 'disegnare con la luce': potrei dire che disegno su un foglio nero - la notte - con una tavolozza fatta di colori proiettati.
Il mio lavoro produce immagini che considero 'virtuali' non più di quanto le possa definire come 'differenti percezioni del reale'.*
Laura Viale, Alla fine del mondo – I, II, 2002, stampa digitale su Plexiglass, 125 x 125 cm ciascuna. Courtesy l'artista
Il lavoro di Laura Viale, ruota da sempre attorno alla natura e al paesaggio.
La loro presenza è al tempo stesso soggetto e oggetto di una ricerca in continuo divenire. Nucleo importante della produzione dell'artista, è costituito dai lavori realizzati negli anni Novanta. In questa fase, il paesaggio e la natura, per lo più fotografati, sembrano appartenere ad un mondo dai tratti multicolor.
Il dialogo con il contesto naturale avviene in maniera diretta. I lavori sono realizzati in due momenti precisi della giornata: l'artista predilige infatti le ore del crepuscolo e della notte. La luce particolare di questi attimi, permette all'artista di rilevare e registrare, mediante un'esposizione fotografica prolungata (da 30 secondi a 2-3 minuti), una varietà di cromie che sarebbero altrimenti solo un rapido bagliore colorato, che sfugge all'occhio umano.
Il contesto dove viene realizzato lo scatto fotografico è un teatro al quale partecipano diversi attori: il primo, e forse più importante, è la luce, che proviene da fonti artificiali presenti sul 'set' (come possono essere le insegne luminose al neon), o che è introdotta volontariamente dall'artista. Intervengono poi la penombra silenziosa e umida di un prato estivo, i fili d'erba esili e scomposti, quindi il mezzo analogico.
Avviene così una fusione tra la dimensione naturale (le luci e le ombre dell'ambiente notturno) e quella artificiale (i colori e i riflessi figli dell'elettromorfismo).
Lo scatto, solo in parte accidentale, è fatto. Tutto rinascerà nella camera oscura. L'esito è imprevedibile, così come la tavolozza completa di colori che si manifesterà sulla carta fotografica.
Ad un occhio ingenuo, lavori come Alla fine del mondo (2002) o Florida (2002), potrebbero apparire delle semplici elaborazioni digitali, con il preciso intento di inscenare la finzione. Si tratta invece della rilevazione, o forse rivelazione, di un momento molto particolare, durante il quale la natura ha vestito, per una volta sola, un abito elegante dalle tonalità sgargianti.
Sopra: Laura Viale, Alla fine del mondo, 2002, veduta dell'installazione, Nuovo Spazio Italiano, MART, Palazzo delle Albere, Trento, 2002-2003
Sotto: Laura Viale, Florida I – 1, 2, 2002, dittico, stampa digitale su Plexiglass, 100 x 100 cm ciascuna
Courtesy l'artista
L'evoluzione del lavoro di Laura Viale passa attraverso un'attenzione costante per la percezione. L'elaborazione di scenari ambigui e senza apparenti codici di lettura, conduce l'immaginazione in direzioni differenti e suggerisce letture semiotiche plurime.
Fino ai lavori più recenti, all'interno dei quali l'artista manifesta la sua cresciuta attenzione e sensibilità per una dimensione più mentale, intima e sociale della natura. La gamma cromatica si riduce, e come a voler dire che non c'è più spazio per il baccano dei colori, rimangono apparentemente in campo solo più la calma e il silenzio del bianco e del nero, nelle loro declinazioni. (A livello tecnico l'artista ricorre comunque all'uso di pellicole a colori, che rilevano le sfumature bluastre delle ombre caratteristiche delle luci al led bianche).
Nasce allora, a partire dal 2010, la serie Ce que tu es (Paesaggi). Una pila da campeggio, sapientemente nascosta, mette in evidenza un bosco che si è appropriato di ciò che l'uomo ha abbandonato. Gli spazi industriali, caduti in disuso, perdono la loro vocazione originale e si lasciano rimodellare dall'azione spontanea di una natura perpetua.
Laura Viale, Ce que tu es (Landscape), 2010-2014, dittico, stampa lambda da negativi, 80 x 80 cm ciascuna e stampa archival da negativo, 150 x 150 cm ciascuna. Courtesy l'artista
Quest'ultima, è ora indagata in maniera più profonda. Il contatto con essa è ancora più intimo e le fotografie paiono quasi delle radiografie. Come a voler ricorrere a uno strumento che permetta di andare dritti al nucleo, per coglierne la linfa.
Che si tratti di una natura ingabbiata o meno, non è dato saperlo. Certo è che la riflessione indotta, ci porta a pensare e ripensare il ruolo dell'uomo all'interno dell'ambiente naturale.
Il connubio tra etica ed estetica, la relazione tra l'artificiale (ciò che l'uomo crea e produce) e il naturale (ciò che è naturalmente dato), sono temi che ogni giorno suscitano nuove e importanti riflessioni.
Laura Viale, Ce que tu es (Landscape), 2010-2014, stampa lambda da negativo, 80 x 80 cm e stampa archival da negativo, 150 x 150 cm
Laura Viale, Ce que tu es (Landscape), 2010-2014, stampa lambda da negativi, 80 x 80 cm ciascuna e stampa archival da negativo, 150 x 150 cm ciascuna. Courtesy l'artista
* Laura Viale, una conversazione con l'artista tenutasi in occasione del Djerassi Residents Artists Program, Woodside, California, 2002