La mostra da Kaufmann Repetto a Milano
La pittura di Pierpaolo Campanini, per sua natura scettica nei confronti del quadro come strumento di mera rappresentazione, o meglio, di semplice presentazione, tenta da sempre di evitare questa impasse attraverso un approccio “referenziale” nei confronti della realtà. Ogni soggetto individuato trova un rimando che sia saldamente ancorato al reale, riletto e reinventato, passando attraverso un’esperienza di natura scultorea.
Prima di assumere le sembianze pittoriche che vediamo, le scene dipinte dall’artista hanno bisogno di passare attraverso un processo di sublimazione che sia in grado di ridefinire la forma del soggetto pittorico e di trovare una nuova densità spaziale.
Il rapporto con il soggetto rappresentato, per sua natura non fluido, non solo non viene nascosto ma diventa lo spunto attraverso il quale affrontare nuovi problemi e nuove sfide estetiche e formali, dichiarando apertamente una forte attrazione nei confronti di un’idea scultorea ereditata dalla lezione di Graham Sutherland.
I soggetti della nuova serie di dipinti a olio realizzati da Pierpaolo Campanini, sono per lo più piante, arbusti e cespugli che popolano il giardino della sua casa-studio.
Ma da dove nasce l’esigenza di dedicare un’intero corpus di lavori a questi soggetti naturali? L’artista percepisce in queste forme vegetali una densità spaziale, una forma vibrante, uno spazio carismatico carico di tensioni che ha bisogno di essere plasmato e rappresentato. Campanini vede questi soggetti come fossero stelle, punti luminosi e insieme opachi, metalli duri e cartilagini livide allo stesso tempo.
La pittura profonda e stratificata di Campanini sfuma in zone di non finito, segnate dall’indeterminatezza, situando le tele in una zona intermedia tra figurazione e trasfigurazione.
Una luce improbabile inonda i soggetti e ne indurisce ogni piega, impastando luce e ombra. La semioscurità si traduce in una moltitudine di colori, a tratti impossibili e allucinati, come inventati da un occhio umano non adatto agli estremi.
Nel suo insieme, questo nuovo corpo di lavori sembra scaturire da una riflessione sul primato della vista sugli altri sensi e la conseguente ossessione per la luminosità radicati nella cultura occidentale moderna, che procede “inseguendo una chiarità che snida sin l’ultima particella d’ombra”*.
La ricerca di Pierpaolo Campanini esplora i limiti e delle possibilità della pittura, nutrendosi di questa fondamentale dicotomia. Non è possibile descrivere la luce senza tracciare, contemporaneamente, un ritratto dell’ombra.
Per tutte le immagini: Pierpaolo Campanini, veduta della mostra presso la galleria Kaufmann Repetto a Milano, 2016
*Jun’ichiro Tanizaki, Libro d’ombra, in Opere, Bompiani, Milano, 2002. First original edition published in 1933.
PIERPAOLO CAMPANINI
Galleria Kaufmann Repetto, Milano
FIno al 28 Maggio 2016