Appunti sparsi per un viaggio embrionico
Claudia Di Francesco, Cleo Fariselli, Armida Gandini, Flaminia Veronesi in una collettiva da Richard Saltoun a Roma
testo di Gianlorenzo Chiaraluce
Tratteggiare un itinerario, senza la comune pretesa che conduca sempre in avanti. Lasciare piuttosto che preveda deviazioni, indietreggiamenti o incomprensibili incidenti di percorso. Abitare con esso nel cambiamento della forma, una veste diafana da cui trapela il rossore iridescente della carne. Sconfinare dentro di sé per poi oltrepassarsi. Saltellare lungo un margine sfibrato dalle fratture del progetto umano, da cui irradiano visioni surreali che sussurrano di passati che furono o furono mai e futuri in agguato. Sporgersi a osservare con la curiosità impertinente delle erbacce che crescono sui pendii. Un ciclo riavvolto fino all’origine, scorre come il nastro della videocassetta di un film al contrario. Schizzare cartografie incerte e appunti per un viaggio embrionico, che comincia con l’arrivo e si compie nella partenza, scandito da coaguli di materia pittorica e scultorea: segnaletiche che non indicano, ma disperdono nell’incessante debordare del transeunte. Ripartire subito dal via.
Cleo Fariselli, Sipario [Curtain], 2019. Olio su tavola, 90x120 cm
Appunto di viaggio n.1: smarrimento
Orientarsi spaesandosi. Gli acquerelli di Flaminia Veronesi vibrano della consistenza evanescente del miraggio, che elude e inganna fino a sostituire la finzione con la realtà. Nel caos fecondo dell’incertezza, la possibilità di un’esistenza altra prende forma concreta. Le creature fantastiche a cui da corpo discendono da una geografia ancestrale, di cui la pittura è varco e punto obbligato di passaggio. Se, spesso, traccia i contorni delle sue figure con la matita, la vaporosità dispersiva delle stesure ad acquerello ne trascende e scavalca i margini. I confini perciò non le delimitano, ma le attraversano, valicando dal dominio castrante del reale a quello inventivo e proliferante dell’ignoto.
Esultanza è l’andare di un’anima di terra verso il mare oltre le case – oltre i promontori dentro l’eternità profonda [...] Emily Dickinson
Un pellegrinaggio onirico nel governo dell’illusione, mischia di saltimbanchi del surreale tra cui gettarsi alla rinfusa. Perdersi non è mai stata una festa così incantevole.
Appunto di viaggio n.2: slittamento
Scivolare sull’acqua. Cleo Fariselli mescola materia e tempo, agguantando nei suoi quadri gli attimi in cui impercettibili movimenti increspano le superfici acquose, come il passaggio di una biscia su un lago o il fremito di un branco di girini nello stagno. Le sculture, calchi di parti anatomiche, appaiono invece come reliquie sommerse, frammenti archeologici di un corpo marino. Se nelle pitture il paesaggio si fa pelle sensibile agli sfioramenti, nelle sculture la pelle si fa porzione di un paesaggio frastagliato. Astrida Neimanis sostiene che i nostri corpi siano corpi d’acqua, sistemi aperti e porosi intrecciati con l’ambiente. Nei suoi cicli millenari, l’acqua scorre tra esseri viventi, oceani e atmosfera, tessendo una rete d’interdipendenza. Il corpo umano è parte di un continuo progetto acquatico e l’acqua è parte di un continuo progetto vitale, echi che risuonano imperterriti nei fondali del tempo. Siamo placente che sguizzano, materia che evapora e si ricompone, residui di un’onda che s’infrange e si ritira, perpetrando il sussurro del proprio passaggio. Conoscere la materialità che ci s-compone è un atto d’amore verso noi stessi e ogni alterità. Ascoltando il rumore dell'acqua, mi sono innamorata, recita il titolo di una serie di sculture di Fariselli.
Flaminia Veronesi, Paguri in spiaggia, 2022. Acrilico su tela, 120x200 cm
Cleo Farilselli, Senza titolo (spalla), 2019. Raku ceramic, 43,5x25,35 cm
Appunto di viaggio n.3: sgorgare
Distillare le gocce. Con le sue sculture e collage, Armida Gandini s’insinua nelle ristrettezze di un condotto lacrimale e ne lascia fluire la nitidezza di un’emozione. Lacrime “gustose e dolcissime” solcano il viso della Madre per antonomasia, puntellandolo come fili di perle diafane. Frammenti del volto della Vergine si adombrano del compianto di una morte che poi sarà rinascita. Dalla carta la lacrima fluisce verso la scultura, cristallizzandosi in un blocco di vetro di Murano che ha il peso inconsistente della vulnerabilità. Le gocce si protendono verso l’alto, sfidando la forza di gravità o aspirando alla trascendenza. Il vetro trasparente riluce del bagliore di un dolore antico, si fa preghiera muta del nostro appartenere alla materia e all’etereo. Un pianto che non si dissolve, ma perdura sospeso, in un equilibrio tra corpo e spirito, moto interiore ed esondazione, fragile come una campana di vetro.
Appunto di viaggio n.4: andare e tornare
Camminare all’indietro. Nel giardino mistico della pittura di Claudia Di Francesco, le regole del tempo e della logica cedono alla loro ferrea giurisdizione, mentre le immagini si declinano al verbo condizionale. I quadri sono percorsi da correnti invisibili, combinano tesori di cose semplici e mortali, mediano tra il celeste e il terrestre. Sono atti rabdomantici, ipotesi di accostamenti ambigui e licenziosi, partite a carte col destino, astronavi di fuga o di ritorno nell’indefinito. Anda e rianda titola un dittico dove i due quadri sono divisi tra un lembo di terra e un lembo di cielo. A rompere la simmetria paesaggistica una forma globosa e organica, invischiata di colore e rivoli di pittura sanguigna. Un arcano minerale, o forse un embrione con le ali, solca la terra e vola nel cielo. Va e torna, come suggerisce il titolo. Evolverà in altre forme.
Claudia Di Francesco Carbon fossile, 2021. Jesmonite Ac730, pigmenti, fiori essiccati, dimensioni variabili;
Anda e Rianda, 2024. Matite, olio, carboncino su carta intelaiata