Back to the Mountains

 

 

Living Room è una residenza che porta ogni anno 4 artistə italianə e internazionali a compiere un’esperienza di esplorazione sul territorio cunnese, in seguito alla quale, progetti artistici inediti vengono prodotti e presentati in una tre giorni di apertura al pubblico. 
Giunta alla sua sesta edizione, persegue la sua originale vocazione di produrre visioni artistiche inedite a partire dal dialogo con le persone e la comunità e, per il il secondo anno consecutivo, prende forma in concomitanza con l’evento arte-scienza Connecting Worlds, realizzato in collaborazione con il Parco Fluviale Gesso e Stura.
A partire dalla constatazione che il territorio italiano è per il 35% montano e per il 41,6% collinare, Living Room 2024 accende i riflettori sull’universo della montagna e, nell’anno in cui Cuneo è Città Alpina, propone il concetto di mountain futurism. 

Il titolo di quest’anno − Back to the Mountains − è l’incipit dal quale gli artistæ sono partitæ per esplorare quattro valli della provincia di Cuneo: Vermenagna, Stura, Gesso e Pesio.
Sotto la guida e il supporto del Parco Naturale Alpi Marittime, si sono addentratæ alla scoperta di ricchezze naturali, culturali e sociali dei territori montani, in un viaggio caleidoscopico tra rimandi al passato, indagini sul presente e riflessioni sul futuro della montagna, nella consapevolezza che mettere le terre alte al centro delle pratiche di cura ecosistemica, delle strategie di riprogettazione culturale, sociale ed economica, significa costruire le basi del nostro futuro.

Le opere concepite dagli artisti forzano in maniera critica questo scenario, delineano visioni speculative della montagna futura. 
Accolte all’interno di quattro luoghi fulcro nel centro storico di Cuneo - Teatro Toselli; Museo Diocesano; Conservatorio G.F. Ghedini e nel cortile del giornale La Guida - leinstallazioni portano la montagna in città, sollecitando una sempre maggiore presa di coscienza rispetto alla necessità di ripensare il nostro modo di abitare il mondo e di dare forma a una nuova etica del reincanto globale. 

 

 

 

 

STEFANO COMENSOLI_NICOLÓ COLCIAGO

Space in Mirror Is Closer Than It Appears - episode 04, 2024

 

In occasione di Living Room 2024, Stefano Comensoli e Nicolò Colciago sono stati invitati a esplorare la Valle Stura. Sotto la guida di James Beauchamp, guardiaparco del Parco Naturale Alpi Marittime, hanno visitato il Museo del Contrabbando di Ferrere, camminato sul sentiero che dal piccolo borgo porta verso il confine italo-francese, per raggiungere in seguito il Santuario di Sant’Anna di Vinadio.
Gli artisti hanno successivamente deciso di proseguire la scoperta del territorio, muovendosi autonomamente alla ricerca di ulteriori stimoli nel Vallone di San Bernolfo.§Come spesso accade nella loro pratica, hanno scelto il cammino a piedi come mezzo per addentrarsi nei luoghi e per esplorare situazioni di abbandono. Ambienti caratterizzati da un’identità sospesa, dove il tempo si è fermato, ma nei quali è ancora percepibile la traccia lasciata dalle attività che le animavano.

 

Stefano Comensoli e Nicolò Colciago si sono addentrati all’interno di uno degli edifici più iconici del territorio montano cuneese, depositario di una storia antichissima, e attualmente in stato di inutilizzo. In linea con il loro modo di lavorare, ne hanno esplorato le caratteristiche, per dare vita a una sua riconfigurazione estetica e formale.
Il video Space in Mirror Is Closer Than It Appears - episode 04 ci proietta dentro questo luogo, avvolto da un’atmosfera decadente, immerso in una luce lattiginosa e in parte surreale, in viaggio attraverso il tempo.
Gli artisti sono intervenuti al suo interno in maniera scultorea, riconfigurandone parzialmente la fisionomia di alcuni spazi. Si tratta di un’operazione al limite del decifrabile, che agisce prevalentemente su un piano concettuale.

 

L’azione di Stefano Comensoli e Nicolò Colciago entra in contatto diretto con uno dei grandi problemi che interessano la montagna, ovvero la costante e crescente tendenza all’abbandono e allo spopolamento. Un fenomeno che interessa le persone ma che si manifesta in maniera visibile con la presenza di numerosi edifici industriali, commerciali e abitativi in stato di oblio. 
Nel compiere un gesto di riattivazione identitaria, gli artisti agiscono in modo critico all’interno del sentire collettivo, invitando a un generale ripensamento della montagna attraverso i concetti di cura, trasformazione e avanzamento.

 

 

 

 

FRANCOISE VANNERAUD

A Silent Pillar, 2024

 

Da diversi anni il lavoro di Francoise Vanneraud si concentra sulla percezione soggettiva del tempo e dello spazio attraverso la messa in discussione delle nozioni di esilio, territorio, memoria e tempo vissuto.
L’artista francese è interessata ai confini complementari tra il visibile e l’invisibile, il tangibile e l’aleatorio, il viaggio di andata e il ritorno, e in definitiva a interrogarsi sulle cause e gli effetti che convertono o trasfigurano il paesaggio in un territorio.
Centrale nella sua ricerca è la montagna, che l’artista esplora da un punto di vista estetico e concettuale, per lo più attraverso il disegno, la scultura e l’installazione.

 

In occasione di Living Room 2024, Francoise Vanneraud è stata invitata a esplorare la Valle Pesio. Sotto la guida di Erika Chiecchio, tecnico naturalista presso il Parco Naturale Alpi Marittime, ha visitato la storica Certosa di Pesio per poi addentrarsi sul sentiero che l’ha condotta alle scenografiche cascate del Saut.
Un viaggio costellato da approfondimenti sulla flora e sulla fauna del luogo, ma anche da racconti di carattere più storico e geologico rispetto alla conformazione del territorio e delle montagne della valle.Grotte in lontananza, cavità in ogni direzione, rocce multiformi, piante officinali, farfalle più o meno rare, cinguettii di uccelli da decifrare, fiori dal fascino magico, segni di vita.

 

Il palinsesto di narrazioni della guida restituisce l’immagine di una montagna non come insieme di cime ma come grande entità multispecie vivente.
Francoise Vanneraud restituisce questa immagine attraverso un’installazione che invita lo spettatore ad andare oltre il visibile, per osservare ciò che si trova “dentro” la montagna.
Lo scenario proposto − un assemblage di varie inquadrature di montagne della Valle Pesio che appaiono come una sorta di abbraccio − sono un invito fisico e concettuale a una fruizione più attenta e consapevole di questi luoghi.
Il varco dal quale emergono le piante di ortiche aprono idealmente a una prospettiva altra. L’artista sceglie questa pianta, normalmente poco apprezzata o considerata fastidiosa, come emblematica del potere sconosciuto che la montagna e i suoi elementi racchiudono. Se andiamo infatti oltre la semplice bellezza delle scenografie montane che percepiamo quando camminiamo, avremo la possibilità di addentrarci nella meraviglia celata in ogni singolo elemento che compone quei paesaggi.
Proprio l’ortica, ad esempio, è una pianta dotata di proprietà officinali, fonte di molecole dall'azione antinfiammatoria e diuretica, nonché specie vegetale fondamentale per la biodiversità.

 

Il punto di vista scelto da Francoise Vanneraud apre a una riflessione rispetto al potere curativo che la natura e gli elementi naturali esercitano sul piano biologico e psicologico degli esseri umani. Se da un lato l’opera configura la montagna come habitat futuro ideale per il benessere della specie umana, è inevitabile chiedersi in che modo il degrado delle foreste, la siccità, la fusione dei ghiacciai alpini, la modificazione dei paesaggi, la scomparsa di sonorità naturali come il cinguettio degli uccelli, il rumore di una cascata di montagna, o l’assenza di acqua nei ruscelli, nei fiumi e nei laghi, condizionerà anche la nostra salute mentale e fisica del prossimo futuro.

 

 

 

 

RAMONA PONZINI

最小単位, 2024


44°17'33.0"N 7°30'47.5"E
Traccia audio, 3 min. 12 sec.
44°17'17.5"N 7°29'48.8"E
Traccia audio, 3 min. 12 sec.
44°11'46.3"N 7°29'50.3"E
Traccia audio, 3 min. 12 sec.

 

In occasione di Living Room 2024, Ramona Ponzini è stata invitata a esplorare la Valle Vermenagna. In compagnia di Silvio Peron, musicista e insegnante di organetto presso l’Istituto musicale di Borgo San Dalmazzo, ha visitato il Museo della Fisarmonica di Robilante, per addentrarsi successivamente all’interno delle ricchezze ambientali, agroalimentari e culturali della vallata, sotto la guida di Mario Dalmasso, guardiaparco del Parco Naturale Alpi Marittime. Da quell’esperienza è nata l’opera 最小単位 (Saishō tan'i, Unità minima).
Il lavoro esplora il dialogo tra natura montana e cultura umana attraverso la fusione delle qualità sonore di ambienti naturali e strumentazione musicale tradizionale, articolandosi al contempo come viaggio fisico e spirituale e come messaggio trans-temporale.

 

Partendo dall’indagine degli elementi costitutivi della fisarmonica, l’artista individua il “respiro” prodotto dal ritorno di chiusura del mantice come unità minima sonora dello strumento e lo accosta ai “respiri” naturali dell’Orrido delle Barme e del Bosco di Palanfrè.
Da un punto di vista compositivo, le registrazioni dei suoni prodotti dal mantice del banco di lavoro del suonatore robilantese Notou Sounadour (Giuseppe Vallauri 1896-1984), insieme a quelli di fisarmonica e organetto, vengono mescolate ai field recording dei suoni naturali raccolti nell’Orrido, nel Bosco e alla voce dell’artista.
La partitura si articola sulla base delle coordinate geografiche dei tre luoghi oggetto dell’esplorazione, a cui corrispondono tre differenti tracce audio.

 

In 44°17'33.0"N 7°30'47.5"E prevalgono i suoni di mantice, fisarmonica e organetto, strutturati secondo unità ripetitive.
In 44°17'17.5"N 7°29’48.8"E, sull’asse Nord, l’artista manipola i suoni naturali articolandoli in ritmiche mimetiche evocative della spiritualità e dell’intimità che il microcosmo dell’Orrido ispira, mentre sulla coordinata Est isola la singola forma d’onda di una nota di fisarmonica ricongiungendola allo scorrere dei fluidi delle Barme.
In 44°11'46.3"N 7°29'50.3"E il bosco collassa accogliendo voce e fiato umano risintetizzati.

 

La volontà di tradurre in musica le coordinate geografiche dei luoghi esplorati si connette con l’intimo desiderio di lasciare ai posteri (uman*/alien*/altr*) un messaggio intellegibile al di là degli idiomi terrestri, nell’ottica di una corrispondenza trans-temporale che restituisca equilibrio e rispetto a natura e cultura umana e che conduca l’“Altro”, chiunque e qualsiasi entità ess* sia, sulle tracce di un essere vivente che ha esplorato quei luoghi nel 2024.