A space to live in a time of change 

 

Spazio, tempo e cambiamento sono le parole chiave di Living Room 2020, progetto a cura di Andrea Lerda e organizzato dall’Associazione Art.ur.
Paola Anziché, Hannes Egger, Andrea Nacciarriti e Laura Renna, i quattro artisti italiani – dal profilo internazionale – che sono stati selezionati per un periodo di residenza in altrettante abitazioni del centro storico di Cuneo.
In un tempo di emergenze climatiche e sanitarie, a cui si mescolano squilibri economici, politici e sociali, il concetto di “vivere il cambiamento” è l’incipit che il curatore ha proposto ad artisti e famiglie. 
Invitati a riflettere sulla percezione di una crisi climatica indotta, sul modo in cui essa agisce sul nostro vissuto emotivo — condizionando pensieri, esistenza e quotidianità — A space to live in a time of change nasceva, originariamente, come occasione per indagare il grado di consapevolezza su tale fenomeno e sull’impatto che un mondo in costante cambiamento induce negli equilibri del microcosmo famigliare.

La pandemia da COVID-19 non è stata semplicemente una coincidenza temporale, in grado di trasformare il concept della residenza in laboratorio fisico di sperimentazione forzata, bensì, l’occasione per sottolineare la natura inscindibile delle relazioni tra genere umano e ogni altra specie che abita il Pianeta Terra.
L’impatto antropico, che da oltre mezzo secolo incide in maniera sempre più esasperata sugli ecosistemi naturali, ha trovato nell’emergenza sanitaria l’occasione per rappresentare il modo in cui una condizione patogena planetaria possa modificare definitivamente le nostre condizioni di vita.
Alla luce degli eventi che si sono verificati nel corso della residenza, gli artisti hanno dunque riletto i propri interventi, reinterpretando il concept secondo una lettura aggiornata.
A space to live in a time of change amplia il proprio spazio di riflessione iniziale, offrendo al pubblico occasioni di pensiero critico e situazioni di tensione emotiva. L’arte si configura ancora una volta come strumento in grado di sollevare quesiti, proporre visioni e offrire esperienze mobilitanti. 

 

Hannes Egger, Everything Changed. Nothing Changed, 2020. Courtesy l'artista

L’intervento di Hannes Egger per Living Room 2020 si sviluppa attorno a due concetti che sono emersi nel dialogo con Gimmi Basilotta e sua moglie Velda: la paura e la responsabilità.
Concepito come uno spazio esperienziale, l’atrio di ingresso dell’abitazione accoglie una serie di lavori che attivano, da parte del pubblico, un processo di partecipazione alla significazione.
Gli oggetti e le azioni che l’artista presenta — utilizzando la parola come strumento privilegiato — rivolgono al visitatore una serie di domande, di suggestioni e di provocazioni. Le scritte riportate sulle due magliette, “Nothing Changed” ed “Everything Changed”, sono l’oggetto di un doppio gesto performativo che si esprime, nella sua interezza, nell’azione che l’artista compie collegato in diretta streaming dal suo studio.
Muovendosi all’interno di una tensione emotiva collettiva come quella generata dal recente lockdown, non ancora pienamente elaborata, Hannes Egger ci spinge a interrogarci sul nostro senso di consapevolezza, sulla nostra effettiva capacità di intendere il cambiamento e sul senso di responsabilità che guida il bisogno o la volontà di azione. 
Nell’indagare il presente, lasciando alla voce di un altoparlante l’immagine di un respiro che manca, Hannes Egger chiama in causa il passato e il lato oscuro dell’agire umano.
Il lavoro sembra alludere a un atteggiamento negazionista che — a livello storico — ha portato la specie umana a non riconoscere le atrocità commesse delle proprie azioni.

 

Laura Renna, Substantia, 2020. Courtesy l'artista

Il viaggio, in quanto esperienza fisica e culturale, fatta di implicazioni multisensoriali ed emozionali, è stato il trait d’union che, fin da subito, ha avvicinato Laura Renna e Giampiero Bombelli.
Viaggiare implica cambiamento, adattamento e scoperta dell’ignoto. L’abitazione all’interno della quale l’artista ha trascorso la residenza, è il racconto di luoghi più o meno lontani, di colori, odori e sensazioni che hanno plasmato lo spazio interiore ed esteriore del padrone di casa. È la rappresentazione di un bisogno di vivere una natura rigogliosa all’interno di luoghi esotici; la testimonianza di una libertà di pianificare e di gestire il proprio posto nel mondo senza limiti o confini.
Questo climax, così vicino alla sensibilità di Laura Renna, è diventato il terreno di lavoro per l’intervento dal titolo Substantia.
Le tele sospese all’interno del soggiorno, sono l’immagine pittorica di “luoghi” vegetali estranei allo spazio domestico. Il tessuto, lasciato a contatto con sostanze organiche come erba, fiori e foglie, restituisce l’immagine astratta di una natura “diffusa”. 
L’artista rilegge l’esperienza del viaggio nella natura e trasferendo lo spostamento dal piano fisico a quello mentale, crea un’esperienza di mescolanza tra il dentro e il fuori. 
L’installazione, configurandosi come dispositivo home made per passeggiare all’interno di un prato o per camminare nel bel mezzo di un bosco, ci porta nuovamente a riflettere sul concetto di Natura e sul nostro rapporto con essa. 

 

Andrea Nacciarriti, 00 00 00 00 [Via Amedeo Rossi 2], 2020. Courtesy l'artista

L’intervento che Andrea Nacciarriti ha concepito per l’abitazione della famiglia Dogliani analizza il senso di protezione che associamo a un luogo come la nostra casa, malgrado l’irrimediabile fragilità e precarietà a cui, con essa, siamo inevitabilmente sottoposti.
L’artista approccia lo spazio domestico annichilendolo, oscurandolo, in qualche modo bloccandone le sue funzioni organiche. L’artista se ne appropria momentaneamente e, attraverso un’operazione concettuale, ne reinterpra il significato e la funzione.
Da luogo sicuro, intimo e accogliente per eccellenza, il contesto abitativo si trasforma in un ambiente statico, immerso in una bolla atemporale che è in grado di farlo apparire inanimato, in una condizione di sospensione e di vulnerabilità, in bilico tra esterno e interno, tra prima e dopo.
Una serie di dispositivi video (TV, laptop, computer), installati all’interno di uno spazio quasi totalmente buio, trasmettono un’immagine fissa di colore bianco, mentre un countdown segna il tempo che manca al termine dell’esposizione.
All’esterno dell’abitazione, rami di arbusti e di alberi straripano dal montacarichi, offrendo un’immagine spiazzante e provocante.
Questa sorta di “natura morta” che invade la dimensione privata è come un’incursione del presente nelle nostre vite; una metafora della relazione tra naturale e artificiale, tra Cultura e Natura, tra selvaggio e domestico.

 

Paola Anziché, Sciami, 2020. Courtesy l'artista

L’opera Sciami, ideata e prodotta nell’ambito di Living Room 2020, nasce dall’incontro tra l’attività artistica di Paola Anziché e quella di apicoltore di Marco La Dolcetta.
In un mondo globalizzato e dominato dalla dinamica della produzione industriale, l’artista concentra la propria ricerca sulle pratiche e sulle gestualità ripetitive manuali — in modo particolare quelle legate alla tessitura — attraverso le quali materie naturali, capacità creative e competenze manuali, esprimono e alimentano processi sociali, tradizioni culturali e valori ambientali.  
Affascinata dal complesso mondo delle api, Paola Anziché ha sfruttato l’esperienza della residenza come opportunità per sperimentare l’utilizzo di un nuova materia naturale. L’installazione, realizzata con trame di tessuto imbevute nella cera fusa, si presenta agli occhi dello spettatore come un organismo sospeso, simile a un alveare.
L’architettura di forme irregolari che la lavorazione dei materiali ha generato, è il risultato di una pratica fra tessitura e pittura che disegna sequenze di pattern, evocando le “piegature” di Simon Hantaï o i “logogrammi” di Christian Dotremont.
L’opera, realizzata nei mesi recenti in una condizione di isolamento, ha avvicinato l’artista alla riscoperta delle qualità terapiche e delle virtù benefiche che una sostanza naturale come la cera d’api possiede. Il suo profumo trasmette calore e protezione, riequilibra, conforta e aiuta ad integrare armoniosamente gli aspetti contrastanti della personalità.
È a partire da questa consapevolezza che Paola Anziché ripropone l’esperienza vissuta in prima persona allo spettatore, il quale, accolto tra le maglie del lavoro, è chiamato a interrogarsi sul potere curativo della natura, sui concetti di mescolanza, di empatia e di simbiosi con altre specie.