Post - Naturalia

 

Lo scultore ceco è il protagonista della bellissima mostra alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia che rimarrà aperta fino al 30 luglio 2017. Una personale riflessione sul delicato rapporto tra natura e cultura, attraverso opere e installazioni che ricercano e propongono un nuovo equilibrio tra dimensione naturale e artificiale.

 

Kritof Kintera artista mostra collezione maramotti post
			naturalia naturale artificiale postmodern cali elettrici
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Krištof Kintera, Laboratorio dell'artista, 2017. Collezione Maramotti, veduta della mostra. Ph. Dario Lasagni

Microchip, cavi elettrici, oggetti di plastica, componenti metalliche e ogni sorta di materiale in grado di comporre il complesso “sistema nervoso” che regola il macro organismo della società contemporanea: sono questi i protagonisti dell’opera di Krištof Kintera.
Il titolo della mostra appare ampiamente esplicativo: lo scenario in cui si inscrive la nostra esperienza quotidiana come singoli e come collettività non è più quello del mondo naturale.
Nella cosiddetta “età del rame”, basata sulla trasmissione di energia e informazioni, la natura è paragonata da Kintera a un enorme sistema nervoso; anche per questa ragione il suo progetto si innesta in diversi spazi della Collezione come in un organismo vivente.

 

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Krištof Kintera, Postnaturalia, 2016. Collezione Maramotti, veduta della mostra. Ph. Dario Lasagni

In primis la Natura viene ricreata e rigenerata nello spazio denominato Laboratorio dell’artista. Immagini, fotografie, appunti e disegni alle pareti, materiali di scarto, elettrici ed elettronici, alambicchi, lampade, sostanze chimiche sono tutti strumenti e oggetti del mestiere che divengono per l’artista elementi generativi di una nuova bellezza naturale. Nello spazio sono presenti anche alcuni video che riportano suoni e processi di lavoro reali di Kintera nel suo studio a Praga.
Prendendo a modello l’attitudine antica dello scienziato e i suoi prototipi (modellini ed erbari conservati in teche nel laboratorio) nuovi tipi di piante vengono coltivate, classificate e seminate in un ampio sistema nervoso para-vegetale che trova spazio in una seconda sala della Collezione. Il Systemus Postnaturalis presenta un tappeto sintetico di piante che cresce tra un’intricata rete radicolare di rame: tre isole che sono raccordate tra loro da percorsi esperibili dal visitatore. Anche la luce, che ne favorisce la crescita, viene pilotata artificialmente nello spazio.
Nell’ingresso principale, fra l’atelier e il bosco sintetico, si innalza un’imponente scultura di oltre tre metri, Electrons Seeking Spirit; l’opera, realizzata con cablature di fili che ne costituiscono lo scheletro portante, termina con una testa animale. Intorno a questa gravitano altre piccole sculture, creature che provocano un senso di panico collettivo per un “sistema senza spirito”.
Uscendo in giardino, sotto piante vere, le opere Praying Woods sono ritualmente protese verso il cielo o prostrate verso la terra. La loro struttura fa parte della “natura naturale”: raccolte dall’artista nei boschi del suo Paese, sono state immerse e congelate in un bagno d’argento.

 

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In ordine: Krištof Kintera, Electrons Seeking Spirit, 2016. Collezione Maramotti, veduta della mostra. Ph. Dario Lasagni; Evolution Revision, 2015/2016, tecnica mista, 110 x 90 x 70 cm; Electrons Seeking Spirit, 2016, tecnica mista, 395 x 420 x 420 cm. Courtesy e © Krištof Kintera. Ph. C. Archivio dell'artista.

“Mi piace l’espressione “natura naturale”, perché questo è il punto di partenza di tutto il dibattito sulla cultura e la natura stessa. In realtà si potrebbe dire: quando la cultura arriva la natura muore, ma ovviamente non possiamo condividere questo punto di vista. Piuttosto sento che siamo parte della natura, proveniamo dalla natura, così la natura siamo noi e tutto ciò che abbiamo creato è anch’esso natura. E’ quasi impossibile delineare una linea di confine tra la natura e la cultura. Per esempio, in Europa le foreste assomigliano già più a parchi che a foreste, non è vero? Quindi, sono natura o cultura? Anche l’architettura è natura e una struttura di microchip è anch’essa una natura ‘naturale’ “. (K.K. cit.)

 

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Krištof Kintera, Datalia Immanis, 2016/2017, tecnica mista, 25 x 67 x 60 cm. Opera esposta nella sala Filippo Re, Museo Civico, Reggio Emilia. Courtesy e © Krištof Kintera. Ph. C. Archivio dell'artista

Kintera si insinua nel tema del “post-naturale” con vivide suggestioni visive che conduce con spirito ironico, giocoso ma anche amaro, nel quadro di una complessa interrogazione sociale e politica sul nostro tempo, mosso dalla speranza di sollecitare consapevolezza su una questione di grande attualità.
Il rapporto con la “Natura naturale”, il tentativo di conoscere, anche immaginando, e di dare un ordine alle diverse forme di vita biologica – ancoraggio alla nostra tradizione culturale – sono per Kintera un punto di partenza che viene provocatoriamente sovvertito costruendo scenari totalmente artificiali, lavorando e generando nuovi materiali sintetici e prodotti di scarto che costituiscono il nostro habitat quotidiano para-naturale. Una provocazione malinconica che induce il desiderio di creare scenari alternativi in cui scienza e tecnologia – protagoniste nella costruzione del nostro paesaggio fisico e del nostro sistema di relazioni – possano procedere alla costante ricerca di un “nuovo umanesimo” in cui l’uomo – e non la sommatoria delle sue funzioni – rimanga solidamente al centro e avanzi senza dimenticare la sua identità, la memoria culturale collettiva in cui si inscrive la sua esistenza e la permanenza di relazioni reali.
L’artista allora può forse suggerire una nuova tessitura poetica alla tecnologia in cui non “smemoriamo” chi siamo?

 

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In ordine: Krištof Kintera. Postnaturalia, 2016. Collezione Maramotti, veduta della mostra. Ph. Dario Lasagni; Allestimento di Krištof Kintera - Postnaturalia, March 2017, Ph. Sofia Picariello; Herbaria Electronica, 2016/2017, tecnica mista, opera esposta presso la sala Filippo Re, Museo Civico, Reggio Emilia; Postnaturalia, immagine guida della mostra. Courtesy e © Krištof Kintera, Ph. C. Archive of the artist

“Ovviamente sono consapevole delle nostre responsabilità, le nostre - voglio dire dell’umanità - per i drastici cambiamenti del clima, l’estinzione delle specie e di ogni sorta di organismi viventi, e dunque dovremo affrontare dei problemi fatali prima o poi. E’ la nostra vergogna, è la mia vergogna. D’altra part affermare “dobbiamo proteggere la natura” mi è sempre sembrato ridicolo. Non puoi proteggere la natura, perché ne sei solamente una componente infinitesimale. La natura è più forte di tutta l’umanità e la stessa natura è più grande del nostro pianeta, allora come possiamo proteggere qualcosa così? Dovremmo piuttosto comportarci con maggiore modestia, e già questo basterebbe”. (K.K. cit.)

 

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In ordine: Krištof Kintera, Praying Woods, 2015/2016, installazione nel giardino, Ph. Dario Lasagni; Praying wood I / Praying wood IV, 2015/2016, tecnica mista, 100 x 38 x 40 cm / 30 x 68 x 40 cm; Krištof Kintera, ritratto. Courtesy e © Krištof Kintera, Ph. C. Archivio dell'artista


Cit. Krištof Kintera. Intervista all’artista di Marina Dacci, in Krištof Kintera. Post—naturalia, Silvana Editoriale, 2017, p. 172.